LA RIVOLUZIONE DEL RICICLO TESSILE: E SE CI FACESSIMO ISPIRARE DALLA NATURA?

Il settore moda produce ogni anno montagne di rifiuti tessili che finiscono in larga parte in discarica o negli inceneritori. Una sfida enorme che l’Europa deve affrontare con urgenza, considerando l’obbligo di raccolta separata dei tessili entro il 2025 stabilito dal Green Deal. 

LA SFIDA DEI TESSUTI MISTI: QUANDO IL RICICLO DIVENTA COMPLESSO

Il vero nodo gordiano del riciclo tessile? I tessuti misti post-consumo. Un semplice giubbotto può contenere poliestere, cotone, elastan, fodere sintetiche, bottoni e minuterie metalliche – tutti materiali che si comportano come “ingredienti incompatibili” in un processo di riciclo tradizionale “from textile to textile”.

I tessuti pre-consumo (scarti di produzione) sono più “puliti” in quanto omogenei e generati in ambienti relativamente controllati, comunque presentano sfide quando combinano fibre naturali e sintetiche. È qui che le tecnologie attuali mostrano i loro limiti.

RICICLO MECCANICO: AFFIDABILE MA LIMITATO

Il riciclo meccanico – quello che tritura i tessuti con “macchine Garnett” (a rulli rotanti, perfezionata già nell’ottocento)  – è come un “frullatore industriale”: semplice, efficiente dal punto di vista energetico, ma funziona solo con meno del 20% degli scarti tessili. Perché? Deve partire da materiali già selezionati e omogenei (la selezione manuale dei cenciaioli di Prato o di sofisticati sistemi di visione e robotici possono aiutare, ma il perimetro di azione è limitato ) 

Il processo accorcia le fibre, riducendo la qualità del filato finale. È perfetto per produrre materiali di base, ma non permette di ottenere tessuti premium. In sintesi: affidabile ma con un potenziale limitato.


RICICLO CHIMICO: POTENZIALE ALTO, QUALITA’ COMPROMESSA


Dall’altra parte abbiamo il riciclo chimico, che usa processi termici, glicolisi o fermentazione enzimatica per “sciogliere” le fibre a livello molecolare. Teoricamente può trattare tessuti misti senza selezione preventiva – un vantaggio enorme.

Progetti europei stanno ottenendo risultati promettenti nel riciclo “da fibra a fibra”. Tuttavia, la complessità chimica comporta costi elevati, grande consumo energetico e spesso un downgrading della qualità finale. Molte soluzioni sono ancora a livello pilota e gli investimenti necessari sono significativi.

RESPETTO: LA TECNOLOGIA IBRIDA ISPIRATA ALLA NATURA

In Regenstech abbiamo sviluppato Respetto, una tecnologia rivoluzionaria che si ispira al processo digestivo naturale che è sia meccanico che chimico. 

Il risultato? Non solo riciclo, ma upcycling di alta qualità applicabile senza selezione in entrata a tutte le tipologie di scarto (fibre tessili, artificiali animali e miste).  La materia prima seconda generata è talmente performante che può essere utilizzata per produrre sedie di design e componenti premium.


IL FUTURO E’ IBRIDO

Mentre l’industria dibatte se puntare sul meccanico o sul chimico, noi abbiamo scelto una terza via: la combinazione intelligente delle due tecnologie. Respetto può processare sia tessuti misti post-consumo che pre-consumo, superando i limiti del riciclo meccanico tradizionale e la degradazione qualitativa del chimico, con investimenti più contenuti.

L’approccio ibrido rappresenta la “svolta decisiva” che l’industria tessile stava aspettando: trasformare ogni scarto in una risorsa di valore, chiudendo davvero il cerchio dell’economia circolare.

La natura ci ha insegnato che i processi più efficaci sono quelli che combinano più meccanismi. Con Respetto, ogni vestito dismesso può diventare il seme di un futuro tessile più pulito e innovativo. Non è solo riciclo: è rigenerazione.